Mobilità sanitaria passiva: sempre più cittadini marchigiani si curano fuori regione

Ogni regione deve assicurare ai propri cittadini cure sanitarie adeguate ai bisogni. Nelle Marche purtroppo i servizi sanitari sono scadenti e sempre più cittadini sono costretti a curarsi fuori regione. Questa situazione causa una mobilità sanitaria passiva molto elevata.

Per mobilità sanitaria attiva/passiva si intende, grossolanamente, il flusso di denaro in ingresso o in uscita da una regione verso un’altra, per pagare i servizi sanitari che i propri cittadini richiedono. Quindi se un cittadino umbro accede ad un servizio sanitario nelle Marche, l’Umbria paga il costo del servizio alle Marche, viceversa se un cittadino marchigiano effettua un servizio sanitario in Emilia Romagna, le Marche pagano quest’ultima regione per il servizio fornito.

La qualità dei servizi sanitari forniti da una regione può essere verificata, perciò, anche attraverso i dati relativi alla mobilità attiva e passiva, in quanto il cittadino tende a recarsi presso le strutture che erogano il servizio migliore nei tempi più celeri.

Nella tabella sottostante riporto i dati nel periodo 2014-2018.

 

Mobilità attiva/passiva sanità marche (in milioni di euro)
anno attiva passiva saldo fonte dati
2014 110,7 144,9 -34,2 corte dei conti
2015 105,5 153,8 -48,3 corte dei conti
2016 105,4 161,4 -56 corte dei conti
2017 98,4 169,9 -71,5 bilancio previsione
2018 98,1 180,2 -82,1 bilancio previsione
TOT 518,1 810,2 -292,1

Dall’analisi della tabella si evince facilmente come sempre meno cittadini vengano a curarsi nelle Marche dalle altre regioni (infatti l’introito economico regionale incassato scende da 110 milioni del 2014, a 98 milioni del 2018), e viceversa si riscontra in maniera preoccupante il continuo crescere del numero dei cittadini marchigiani costretti a curarsi fuori regione (infatti da 144 milioni di spesa, nel 2014, si passa ad oltre 180 milioni, del 2018).

Le Marche quindi pagano più di quanto incassano: per il 2018 pagheremo 80 milioni in più di quelli che incasseremo, ed in cinque anni la regione ha sborsato complessivamente più di 290 milioni alle altre regioni, segnando un crescente bilancio negativo.

Occorre quindi riorganizzare il sistema sanitario per accorciare le liste di attesa ed elevare la qualità dei servizi erogati. Purtroppo i freddi dati registrano l’ennesima sconfitta della politica regionale in materia sanitaria, naturalmente sulla pelle dei cittadini, costretti a farsi lunghi viaggi per curarsi.

Il M5S in campo sanitario ha una proposta ben chiara: chiede di ripristinare i servizi di diagnostica, laboratori, visite mediche, lungodegenza, medicina, day surgery, riabilitazione, cure intermedie nelle strutture sanitarie di Cagli, Fossombrone, Sassocorvaro, e di tutte le altre strutture similari marchigiane (in tutto 13) declassate a case della salute ed ospedali di comunità, dove questi servizi sono stati cancellati quasi ovunque.

Per la struttura di Pergola chiediamo l’insieme dei servizi previsti per un ospedale di base (vedi decreto Balduzzi), mentre per gli ospedali di Urbino e Fano chiediamo i servizi relativi ad ospedali di primo livello.

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