Fabbri M5S: l’economia marchigiana ristagna, occorre puntare su qualità, innovazione ed economia circolare

Fabbri M5S: l’economia marchigiana ristagna, occorre puntare su qualità, innovazione ed economia circolare. I dati contenuti nel Rapporto 2018 sull’industria marchigiana redatto da Confindustria Marche, fotografano una situazione economica in chiaro-scuro, dove ad elementi di ottimismo si mescolano difficoltà e ritardi significativi.

Nel grafico riportato all’interno del rapporto citato, si evince come il PIL, per i principali paesi manifatturieri, cresca dello 0,5-2.0 % (Italia e Giappone presentano la crescita più contenuta), ad eccezione di Cina ed India che superano il 6% (periodo 2017-2020).

 

 

Il rapporto mostra, in un altro grafico, il PIL e le principali componenti della domanda a livello italiano (periodo 2007-2018), da cui si evince come PIL e consumi delle famiglie siano strettamente correlati, e dopo aver toccato un -8% (indicizzando a 100 i dati del 2007) stiano lentamente crescendo, riportandosi tendenzialmente ai livelli pre-crisi; viceversa, dopo il crollo del 2009, crescono le esportazioni (+15% sui dati 2007), a fronte di una debole ripresa degli investimenti, che non hanno recuperato la flessione della crisi di sistema innescatasi nel 2008.

Come osservabile in questo grafico, tratto dallo stesso rapporto, la produzione industriale marchigiana segue le dinamiche di quella italiana, mostrando una costante maggiore debolezza a partire dal 2015; gli ultimi dati evidenziano una crescita in rallentamento. Il grafico riporta i dati trimestrali riferiti ai tassi di variazione rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente.

Complessivamente la produzione industriale marchigiana è cresciuta nel 2018 dell’1.2% rispetto all’anno precedente, a fronte di un dato nazionale dell’1.8%; suddividendo invece la produzione nei principali settori, a livello marchigiano sono cresciuti tutti i settori tranne quello delle calzature (-0.3%) con valori compresi tra +1.8 e +2.2% (meccanica, alimentare, tessile, legno e mobile); i minerali non metalliferi e la gomma-plastica hanno registrato rispettivamente +0.5 e +0.1%.

Le esportazioni marchigiane negli ultimi anni ammontano ad 11-12 miliardi di euro, e per il 2018 registrano una flessione dello 0.9%, causato dal tracollo del settore farmaceutico (-10.8%), escludendo questo pesante dato, il valore complessivo dell’export marchigiano avrebbe segnato un +0.6%. I settori trainanti dell’export marchigiano sono gli articoli in pelle, il farmaceutico, il settore metallifero, gli apparecchi elettrici e i macchinari, con pesi percentuali che oscillano tra il 10-15% ciascuno. Tale distribuzione rispecchia la classificazione in distretti industriali,  riconducibili a ben individuabili ambiti territoriali.

Le aree geografiche principali a cui si rivolgono gli esportatori marchigiani sono i 26 paesi dell’unione  europea (60%), seguiti dagli altri paesi europei (13%), poi troviamo l’America settentrionale (8%) e l’Asia Orientale (7%). Nel resto del mondo spicca in Medio Oriente (4%) e l’Africa settentrionale (3%). In particolare l’export supera 1 miliardo di euro verso Germania e Francia, mentre è pari a poco meno di 300 milioni verso la Cina (2,5%).

La suddivisione degli occupati per i settori di attività economica nelle Marche (2017-2018), presenta una netta preponderanza dei servizi (oltre 375.000 unità) rispetto all’industria (poco meno di 200.000), mentre il settore delle costruzioni supera i 30.000 addetti e l’agricoltura non raggiunge i 20.000. Il tasso di disoccupazione è dell’8,1% mentre sale al 22,1% per i giovani tra i 15-24 anni, entrambi i dati sono migliori rispetto alla media nazionale.

Altro dato positivo è quello della cassa integrazione guadagni, in costante discesa poco i picchi negativi del 2014, tendenzialmente rientrata nell’ordine di grandezza dei valori pre-crisi.

Gli investimenti risultano in crescita dal 2015, soprattutto per impianti e macchinari (40%), seguiti da pubblicità e promozione (27%) e ricerca-sviluppo (20%), seguono a distanza gli immobili (7%), hardware/software (3%), mezzi di trasporto (0.8%) e purtroppo fanalino di coda la formazione (o.5%). Le motivazioni per le quali sono stati effettuati gli investimenti sono riconducibili all’aumento dei livelli produttivi, alla creazione di nuovi prodotti, alla razionalizzazione della struttura, al miglioramento della qualità dei prodotti ed alla riduzione dei costi di produzione. Infine le modalità di finanziamento sono riconducibili per oltre il 50% a forme di autofinanziamento, a finanziamenti a m/l tasso di mercato (13%) e a credito bancario a breve termine (9%).

L’insieme dei dati analizzati evidenzia, a mio avviso, come per l’intero sistema economico occidentale si sia di fronte ad una economia di “sostituzione”, avendo ormai superato la fase espansiva ancora in atto per Cina ed India.  Questo dato di fatto impone una seria riflessione sui modelli globali economici da adottare in futuro, considerando la ormai chiara insostenibilità ambientale del sistema, che consuma le risorse rinnovabili del pianeta entro luglio di ogni anno.

Concludendo questa panoramica sull’andamento dell’economia marchigiana, in un contesto occupazionale migliorato, caratterizzato da un forte settore dei servizi a cui si aggiunge quello industriale, con una stagnazione dei valori di PIL e dei consumi interni, una apertura verso le esportazioni, ed un incremento degli investimenti, penso che sia opportuno indirizzarsi verso una sempre maggiore qualità dei prodotti, supportata dalla ricerca, spingendo necessariamente verso nuovi modelli che introducano l’imminente rivoluzione 4.0 a cui l’impresa è soggetta, all’interno dei principi dell’economia circolare, per rendere sostenibili sia produzione che consumi.

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